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Dopo lo scontro del 15 luglio 1944 al ponte di Sutrio e le diverse azioni partigiane oltreconfine, i tedeschi organizzarono un rastrellamento in grande stile in tutta la vallata del But. Dislocarono sulle montagne, che la coronano, numerose forze armate, provenienti in parte da oltre confine (una controbanda di soldati mascherati da partigiani). Tutte dovevano convergere in un determinato giorno e simultaneamente nella conca di Pa–luzza con un altro reparto proveniente direttamente da Tolmezzo per la strada ordinaria.
I tedeschi della controbanda durante la perlustrazione sulle montagne Nord-Orientali della Carnia uccisero sulla malga di Lanza (Paularo) il pastore Giovanni Domenico Cescutti di 51anni da Tolmezzo e il di lui figlio Giuseppe di 21anni. Un ragazzo dodicenne e un giovane, figlio del pastore ucciso, poterono fuggire e dare l'allarme ad altri pastori che riuscirono così a mettersi in salvo con alcune bestie. Anche le malghe di Cordin e Meledis, site a poca distanza, furono duramente provate dalla ferocia della controbanda: in Cordin vennero uccisi il pastore Andrea D'Orlando di 29 anni da Fusea, assieme al cognato Attilio Mongiat di 26 anni da Verzegnis e ai ragazzi, che aiutavano in malga, Agostino D'Orlando di 12 anni e Albino Stefanutti di 12 anni da Fusea di Tolmezzo. Al ricordo delle vittime di Lanza e di Cordin è stato eretto, nell’immediato dopoguerra (luglio 1946), a cura di Riccardo Gortani e Gioacchino Larice “compagni superstiti”, un cippo in pietra implorante “pace ai caduti – ausilio a se stessi”. L'epitaffio fu scritto dal senatore (democristiano) della Repubblica italiana Michele Gortani, nonostante ci sia in Paularo qualcuno che si ostina ad affermare( senza prove), che tale epitaffio sia stato imposto dai partigiani per coprire la loro responsabilità degli stessi eccidi. Si trova sulla strada che da Paularo, passata Casera Ramaz, arriva al Cason di Lanza.