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I partigiani sovietici in friuli

Una Medaglia d'oro, una sottoscrizione e un libro ricordano il contributo di un gruppo di partigiani russi alla Liberazione del Friuli

Nel mese di luglio del 1996 l'allora Presidente della Repubblica Scalfaro ha conferito una medaglia d'oro al valor militare alla memoria dell'ufficiale sovietico Danijl Avdeev Varfolomeevic, il "Comandante Daniel" che, nelle file della resistenza friulana, trovò la morte nel 1944 combattendo contro i nazisti nella zona di Clauzetto. La medaglia è stata consegnata, nel 1987, dall'Ambasciatore italiano a Mosca a una pronipote del Comandante Daniel.
Il riconoscimento ricorda emblematicamente uno degli episodi più significativi della lotta di liberazione in Friuli. Avdveev, nato nel 1917 in un piccolo villaggio russo, Noviki,  era uno degli ufficiali di cavalleria dell'Armata sovietica che, nel 1942, combattevano sul fronte meridionale russo contro l'invasione nazista. Catturato prigioniero, venne trasferito in alcuni lager tedeschi (sull'Elba prima e nel nord della Francia poi), dove conobbe due delle persone che avrebbero condiviso la sua esperienza di lotta al nazismo: Alexandr Kopilkov e Anton Melniciuk. In momenti diversi, i tre riuscirono a fuggire dal lager e a ritrovarsi nella neutrale Svizzera.
Dopo alcune settimane decisero di partire per congiungersi ai partigiani italiani nella lotta contro il comune nemico. Fu un avventuroso  viaggio a piedi, durato più di un mese, al termine del quale i tre arrivarono in Friuli e, il 24 maggio 1944, si aggregarono al battaglione garibaldino "Matteotti" che operava sulle montagne attorno al lago di Cavazzo.

I tre russi

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parteciparono ben presto alle più importanti azioni partigiane, tra le quali i sabotaggi alla ferrovia, al ponte di Braulins e l'assalto alla polveriera di Osoppo. Con il costante, progressivo afflusso di nuove unità (tra i quali anche diversi russi che avevano vissuto esperienze simili a quelle di Avdveev), in seno al Battaglione "Matteotti" si costituirono nuove formazioni, tra le quali il "Battaglione Stalin", composto in gran parte da russi e alla cui guida venne designato proprio Avdveev (che prese il nome di battaglia di "Comandante Daniel").
Il Battaglione venne inizialmente impiegato soprattutto nella zona tra Cavazzo ed Amaro; nel mese di ottobre - con l'inizio della massiccia offensiva nazifascista che avrebbe portato allo smantellamento dell'organizzazione partigiana e all'occupazione cosacca- venne spostato in Val d'Arzino. Qui i partigiani dello "Stalin" cercarono di tener testa per diversi giorni a varie puntate offensive naziste sino a che, nello scontro decisivo (era l'11 novembre 1944) il gruppo di Daniel - che cercava di far saltare  una strada per impedire il transito delle colonne nemiche - venne  sorpreso e sopraffatto. Oltre a un partigiano russo ed uno polacco, lo stesso comandante rimase ucciso.

Il suo corpo venne recuperato tre giorni dopo in un tombino ai lati della strada e sepolto all'esterno del cimitero di Clauzetto. Due compagni di lotta, il russo Silos e il friulano Tom, (Leonardo Picco) pronunciarono l'orazione funebre, mentre Anton Melniciuk e Alexandr Kopilkov resero l'onore delle armi all'amico caduto.
Dopo la morte di Daniel i resti del "Battaglione Stalin" vennero spostati prima in Val Tramontina e quindi nella zona di Forni di Sopra e in Val Pesarina, dove continuarono a combattere sino alla fine della guerra.
Sulla singolare esperienza del Battaglione Stalin si incentrò l'interesse di vari studiosi della storia della Resistenza (tra questi Mario Candotti, che dedicò per primo al Battaglione uno studio specifico).
Recenti indagini (soprattutto ad opera di Franceschino Barazzutti), effettuate direttamente in Russia, con l'accesso a documentazione e testimonianze sinora indisponibili, hanno permesso di ricavare ulteriori informazioni sulla figura di Danijl Avdveev, per esempio il particolare toccante dell'esistenza di una moglie e di una figlia scomparse nell'oscuro periodo della guerra. Si è saputo anche dell'esistenza, in Siberia, di alcuni parenti di "Daniel", tra cui la sorella Anna, ormai anziani e in precarie condizioni economiche. In diversi Comuni del Friuli, dove maggiormente aveva operato il Battaglione "Stalin", le Amministrazioni comunali si sono allora adoperate per una raccolta di fondi in favore dei familiari di Danijl Avdeev. Si è trattato di un'iniziativa umanitaria di indubbio significato e di profondo valore, nel segno dell'omaggio alla memoria di un combattente per la libertà.