Newsflash

Nel 1945 avevo 17 anni. Quando sono entrate le SS, i partigiani hanno sparato qualche colpo dall'alto. Entrati in paese, non hanno fatto interrogatori: hanno iniziato a sparare contro chiunque avessero incontrato. Appena iniziata la strage, mio fratello è salito in montagna ed ha avvisato quello che stava succedendo in paese. Diceva che nella "Cort di Dotor" si sentiva solo a urlare. I partigiani non volevano credergli e, anzi, gli dicevano di non farsi sentire per non spaventare la gente. In una stanza erano rinchiusi una quindicina di persone, tra uomini e donne: le SS hanno fatto fuoco a bruciapelo contro tutti. C'era una donna che aveva appena fatto il formaggio: l'hanno uccisa subito, senza fare nessun interrogatorio. Più avanti hanno fatto fuoco in una stalla dove erano andati a rifugiarsi diversi: se ne sono salvati solo due. Dopo sono entrati in canonica dove hanno ucciso a bruciapelo le famiglie che erano lì e hanno ferito il parroco che si è finto morto imbrattandosi col suo sangue. Poi hanno proseguito, uccidendo chiunque incontrassero. Hanno quindi portato una trentina di corpi in una roggia con dei carretti, altri ne hanno buttati sotto il ponte del Cjanal...C'è stato anche uno che non aveva voglia di uccidere: ha radunato gli uomini in una stanza e le donne in un'altra e a detto loro di stare tranquilli che sarebbe ritornato a liberarli, e così ha fatto: è andato ad aprire le porte quando se ne doveva andare via. Poi pare si siano fermati in paese aspettando che qualcuno li accompagnasse lontano. Io sono scesa e sono entrata per prima in paese, dopo la strage! Vicino alla chiesa ho incontrato due cuoche che lavoravano nella Todt a fare le fortificazioni e mi hanno detto subito: - Hanno ucciso anche tua sorella! Poi ho incontrato una ragazza, Mariuta dal Garza, ferita anche lei da una pallottola che le aveva lacerato il ventre. Era piena di sangue: ha raccontato che il soldato le ha sparato addosso, lei ha alzato le mani e forse deviato il colpo al ventre. ...Non si trovavano i cadaveri... Li hanno cercati e trovati. Meni dal Nedarin [Domenico Del Bianco] era stato ucciso sotto il muro di Madeo; nel Cjanal c'erano i bambini di Pierin dal Piçul, il padre della Dilla era davanti alla latteria... Mia madre cercava mia sorella come una disperata, ma non la trovava. Era stata mia suocera, che era rimasta nascosta nel solaio, a dirle che aveva visto i tedeschi caricare i corpi sui carretti e portarli lontano. Si vedevano solo i piedi e le braccia spuntare, li avevano coperti. Pensavamo li avessero portati al cimitero e infatti mia madre, mio fratello e la moglie di Vittorio sono andati a cercarli prima in cimitero, ma non c'era nessuno. Allora sono tornati indietro e mia madre ha preso il viottolo di campagna, dopo aver visto le tracce dei carretti sul fango bagnato di pioggia. Quando è arrivata alla roggia e ha visto il mucchio di cadaveri. Avevano scaricato i carretti: ce n'era di qua e di là del ponte e alcuni fin nel Cjaneglàt. Mio fratello ha preso mia sorella in braccio, altri sono andati a prendere il carretto. I morti, infatti, avevano quasi ostruito il corso della roggia e l'acqua ormai vi scorreva sopra. Sono cose che non si possono nemmeno raccontare, c'è solo da pregare che non si ripetano! Poi hanno trovato un gruppo di tedeschi. Ma erano tedeschi? Mia madre diceva che parlavano anche in italiano. Erano stati accompagnati in montagna da gente di Forgaria e poi sono stati presi dai partigiani. E' un mistero: come mai delle persone di San Rocco di Forgaria (due-tre uomini, già abbastanza anziani) sono arrivati con dei tedeschi al seguito dicendo che li avevano presi in Bos e che li volevano consegnare agli inglesi? Era una montagna sperduta per noi, figuriamoci per degli stranieri! Evidentemente dovevano avere avuto delle indicazioni precise. Ce n'era un bel mucchio, quelli che poi sono stati uccisi nel Leale. Non erano partigiani.. Erano due o tre uomini già abbastanza anziani. Erano contadini, lavoravano con stalle ed animali, non so se fossero fascisti. Dicevano che andavano a consegnarli agli inglesi. Ne hanno presi in più volte e sempre dicevano di andare a consegnarli agli inglesi. Americani o inglesi non si sono mai visti ad Avasinis, non si è visto nessuno... Abbiamo solo avuto la preoccupazione di seppellire i morti. Quando è ritornato il Parroco (era ferito alla mano) sono stati fatti i funerali. Anche la croce Rossa ha dato una mano a soccorrere i feriti e portarli in ospedale. Poi c'è stato di nuovo il silenzio... A Osoppo e a Gemona le campane suonavano a festa; ad Avasinis la campana a morto avrà suonato per mezza giornata... Prima non si potevano suonare le campane, per gli allarmi e le guerre. Quando si è potuto riattivarle, invece di farle suonare a festa, han dovuto suonare a morto per tutta la giornata. Intervista del 2005 a cura di Renata Piazza e Walter Rodaro - ampi stralci dell'intervista sono riprodotti nel video "Avasinis, luogo della memoria" di Dino Ariis (Comune di Trasaghis, 2006)