Newsflash

Nel 1945 avevo 15 anni.
Mi ricordo che la gente era agitata, diceva che stavano arrivando i tedeschi, cercava di scappare, tanti sono scappati su in montagna. Mia madre ha detto di non andare via, dato che quando c'era stato un altro rastrellamento, prima, non ci avevano fatto niente.
All'improvviso ho visto in piazza cadere per terra un partigiano ferito [Guglielmo Pizzato]. C'erano degli uomini che cercavano di tirarlo su, ma non ci riuscivano. Sono andato ad aiutarli anch'io: era molto pesante! C'erano Augusto e degli altri partigiani. Il ferito diceva: - Uccidetemi qui! Prendete la pistola e uccidetemi, sono ridotto male!Lo abbiamo portato in cima al paese, lá del Taus. Lo abbiamo appoggiato davanti alla casa, mentre arrivavano delle donne a vedere di aiutarlo. Non riuscivano nemmeno a capire dove fosse ferito... Il proprietario della casa ha preso un paio di forbici, gli ha slacciato l'impermeabile poi ha raccolto la pistola ed é andato a nasconderla. Io sono tornato a casa, da mia madre, e le ho anche sentite, per essere andato in giro! Si sentiva sparare, ma non capivamo cosa stesse succedendo. Quando hanno smesso di sparare, mia madre é uscita sulla piazzetta e ha visto avanzare due soldati. Tutta spaventata, é tornata indietro, senza nemmeno rinchiudere la porta dietro di sé. Abbiamo visto passare questi due soldati che sono andati di corsa in una casa più avanti. Subito dopo abbiamo sentito una grande scarica... Mia madre diceva: - Ci ammazzano tutti! Mia nonna ha tirato fuori una corona del rosario e ci siamo messi tutti a pregare accanto al focolare... Poi abbiamo sentito avanzare il Muto [Giuseppe Del Bianco], trascinando gli zoccoli. I soldati gli hanno dato l'alt ma quello non avrà sentito niente ed ha continuato a venire avanti. Allora gli hanno sparato, una raffica ed é caduto subito per terra. Non ancora contenti, gli hanno sparato nuovamente addosso. Si é sentito ancora a sparare, quando hanno ucciso una donna...  Più tardi, é venuto un tedesco a chiederci qualcosa, ma non capivamo niente, eravamo ancora pieni di paura. Ci siamo messi assieme, fra quanti erano riusciti a cavarsela, a chiederci come avevamo fatto a tirarcela fuori... L'indomani sono salito su in montagna, in Zupét. Stando lí, dall'alto di un rostone si potevano vedere che c'erano ancora due tedeschi che facevano l'ispezione. Si dice quello che si sa, anche se tutto non potrà mai venire fuori: ci si ricorda, ma come si fa a dire, con le parole, tutto quello che si é visto? Intervista a cura di Dino Ariis e Renata Piazza. Ampi stralci della testimonianza sono inseriti nel video AVASINIS, LUOGO DELLA MEMORIA, di Dino Ariis (Comune di Trasaghis, 2006)