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Il 2 maggio eravamo sul ponte vicino alla latteria, c'erano uomini che discutevano... alcuni dicevano che non sarebbe successo niente, altri avevano timore per la ritirata. Mio zio, il Sara non ha voluto andarsene; mio padre, mio fratello Giovanni  e mia sorella Romana sono invece salite in montagna, Ta Pala, con le mucche. Io e mia sorella Orestina abbiamo deciso di restare  in casa con la nonna.
I tedeschi avevano già fatto almeno tre rastrellamenti, ma i civili non li avevano mai toccati.
Siamo ritornate sulla piazzetta, lì di Ana di Gèa, dove abbiamo incontrato don Zossi che ci ha invitate a recitare una litania. Poi ci ha mandati ognuno a casa propria, raccomandandoci di non uscire; si era già sentito un colpo di mortaio.
Siamo tornate verso casa con la Mariuta di Edoardo e le sue figliolette. Le bambine erano contente...

Appena arrivate in casa, abbiamo sentito degli spari.

Nel frattempo, Pizzato e Valentino Morcja si sono avviati per fronteggiare i tedeschi. Hanno detto:
- Andiamo almeno noi a fare in modo che non entrino in paese!
Solo in due, cosa potevano fare? I tedeschi avevano già l'intenzione di entrare....

Mia stava lavando le vasche del latte alla fontana; da una finestra le abbiamo parlato. Lei ci ha detto:
- Andate, voi, che siete giovani, andate in montagna, scappate: non si sa cosa può succedere se entrano i tedeschi!
A un certo punto vedo Giuseppe Braulinese entrare ferito in casa. Dico a Mia:
- Guarda, mi pare che il Nese sia pieno di sangue...
- Impossibile! - dice lei.
In quel momento compare il soldato, il viso coperto di frasche, il mitra puntato.
Mia gli chiede:
- Dove volere andare? In montagna? - e indica il sentiero.
Senza dire nulla, quello le ha sparato in testa.
Mia nonna, a vedere questo, voleva scendere a rimproverare il soldato ma l'abbiamo bloccata.

Il soldato ha sparato una raffica in una casa, poi è andato in quella successiva ed ha ucciso due vecchi, i Venturini. Poi è tornato indietro, è entrato in un'altra casa. Nella stalla erano riuniti una ventina di persone: li ha uccisi tutti!
Poi è andato verso la canonica dove ha ucciso ancora.
E' stato uno solo, "il boia", a fare tutti quei morti. Avanzava deciso, con l'elmetto e il volto coperto da frasche, la tuta mimetica; evidentemente, però, non era solo: su nel Cjanal ci deve essere stato uno che ammazzava solo uomini. La nonna del Sara, per esempio, non l'ha toccata, mentre ha fatto uscire lui e lo ha ucciso; Nan da Titin è stato ucciso ugualmente...
Ho visto la Pele distesa nella piazzetta, ormai morta; il nipotino stava piangendo e sgambettando.
Qualche tempo dopo sono arrivati dei cavalli; io ho detto:
- Almeno fossero quelli della Todt con cui ho lavorato! Quelli non ci farebbero del male!
I cavalli saltavano i due corpi distesi per terra;  poi è arrivato un militare, ha raccolto il bambino e lo ha portato in una casa.
Mia cognata, la Anna, la Nina erano andate a nascondersi su per il camino...
Non si sentiva più a sparare. Si è vista come una cortina di fumo: evidentemente hanno dato l'alt. Infatti non sono andati oltre la chiesa, non hanno ucciso più. Poi hanno iniziato a rinchiudere gli uomini in una stanza e le donne in un'altra.
Sul far della sera ho visto arrivare una ragazza accompagnata da due militari: diceva che, se non avesse trovato nessuno, avrebbe chiesto di essere riaccompagnata dai parenti.
Io sono uscita fuori a vedere, mentre mia sorella era ancora piena di paura.
Il soldato (parlava abbastanza bene l'italiano, doveva essere croato) ha detto:
- Coraggio signorine, che è tutto finito! Io trovare lo stesso a casa, solo disastri. Uno solo ha combinato tutto questo! Quello, però, è già stato punito! Ora rimanete qui, fin quando ritorno...
Gli abbiamo  chiesto del  bambino, il nipote della Pele e lui ha risposto di averlo portato al sicuro, assieme a due altri bambini sopravvissuti, e di aver anche portato loro del formaggio. Ci ha anzi chiesto del pane, per portarlo ai bambini. Ha aggiunto anche di avere portato  un secchio d'acqua ai due coniugi, i Braulinese, feriti gravemente.
Poi, avendo visto il corpo di Mia per terra e credendo che fosse mia madre, si è fatto consegnare una coperta, ha spostato il corpo e vi ha messo la coperta sopra.
E' stato l'unico cadavere lasciato per strada, gli altri li hanno tutti portati via, nelle rogge, anche quelli delle due ragazze. Poverette, le abbiamo viste entrare. Alla prima un tedesco ha detto "Komm", lei tutta spaventata si è rivolta alla sua amica.  Anna, la più grande, le ha risposto:
 - Non avere paura, vengo io ad aiutarti, ci chiameranno solo per far loro da mangiare...
Le abbiamo solo sentite urlare... debbono averle trucidate.
Sono andata poi ad abitare in quella casa e, per anni, nonostante passassi il pavimento con la varechina, le macchie di sangue ricomparivano!
Dopo una mezz'ora il tedesco è ritornato e ci ha detto che potevamo uscire. Siamo andate subito dal parroco, che ci ha dato una cassetta da pronto soccorso per andare a soccorrere i feriti.
Siamo andate subito dai Braulinese: lui aveva il cranio la pelle sollevata, l'inguine tutto insanguinato... chiedeva di essere soccorso, chiedeva della Pele, l'infermiera, chiedeva di essere portato all'ospedale... Lei aveva una ferita al petto, sotto al letto c'era una enorme macchia di sangue... è morta poche ore dopo. Lui è stato portato in canonica, dove erano stati raccolti tutti i feriti. Ci diceva:
- Ragazze, vi ringrazio del bene che avete fatto,  non lo  scorderò mai, pregherò per voi, ve lo assicuro...
Così è trascorsa la giornata cruciale...
L'indomani quelli che salivano in montagna incrociavano quelli che scendevano e nessuno aveva il coraggio di raccontare con precisione quello che era successo. La mamma della Minuta, con la gerla, era arrivata su ancora di notte, a dire :
- Laggiù non c'è più un solo camino che fuma,  hanno ammazzato tutti!
Mio padre è venuto giù e, a trovarci vive, è rimasto assai meravigliato: noi abbiamo detto di sentirci miracolate, le uniche rimaste vive in mezzo a 23 cadaveri...
 Poi è cominciata la ricerca dei corpi, nei cortili e nei fossati: c'era caldo e con le assi è stata fatta un'unica fossa, dove sono stati messi tutti i corpi allineati.
Alcuni poi sono stati presi e uccisi, davanti all'osteria. Anche in quel caso si doveva fare un processo, un esame dettagliato. Non credo fossero tutti colpevoli; il "boia" non credo fosse fra loro, chissà dov'era.
Perché è successo? Hanno detto che hanno sparato addosso ai tedeschi, ma non credo che sia successo, almeno quella mattina. Qualcuno mi ha detto: "Signor, eran peccati vecchi". Ma quali? Ognuno è solo con la sua coscienza.


Ampi stralci dell’intervista sono inseriti nel video AVASINIS, LUOGO DELLA MEMORIA, di Dino Ariis (Comune di Trasaghis, 2006)