Newsflash

                                                                    Andavo al pascolo con la mucca nel bosco dei Brunetti a Pramosio. Nel pomeriggio ho incontrato una fila di persone, col fazzoletto rosso, pensavo fossero partigiani. Mi ha colpito il fatto che fossero carichi: avevano zaini rigonfi, qualcuno sia davanti sia sulle spalle, c’era stofaç, un caldo soffocante; sudavano per la fatica. Ero seduto a riposarmi su un muretto, mi hanno chiesto cosa stessi facendo, chi ero, dove abitavo, dov’erano i miei familiari. Poi dopo aver parlato, sempre in italiano, se ne sono andati verso la Voltada da Scura, dove si sono fermati a guardare indietro col binocolo.Ho aspettato ancora un po’ poi ho preso le mucche e sono sceso. In Salèns ho incontrato la Bepìne che stava salendo piangendo: le ho chiesto cosa fosse successo e lei mi ha detto che in Pramosio avevano ucciso tutti. - Allora anche il mio Carlùt – ho pensato. Raggiunto mia madre e altri che stavano piangendo, ho raccontato di averli visti. Ho aggiunto che erano in 22 e davanti c’era un abruzzese sposato con una donna del paese, con un cesto in mano, andato a far legna e poi messo davanti alla fila. Erano vestiti da civile, col fazzoletto rosso, alcuni coi pantaloni corti. Sono arrivati dalla parte di Fontanafredda. I pastori stavano mangiando, si saranno presentati come partigiani e accolti con simpatia, li avranno fatti fuori tutti. Poi sono scesi e hanno ucciso altre persone, come Oreste in Aip. Poi mio zio è andato è andato su a prendere i morti: Carletto aveva il pullover tutto bucherellato, in bocca aveva ancora la polenta… Mia madre è morta nel ‘47 di crepacuore, non riusciva a darsi perché mio padre le aveva scritto di mandarlo in Romagna a imparare un mestiere, ma lei aveva preferito mandarlo in Pramosio coi Brunetti, dove poi è stato ucciso. Anche mio padre, il 23 marzo del ’47, è morto di crepacuore durante un’assemblea in Comune. Dopo la fine della guerra non sono mai stato contattato da alcuno: solo la gente del paese sapeva quello che mi era capitato. Nessuno, né carabinieri, né italiani, né alleati, ha mai fatto un’indagine sulla strage di Pramosio. C’è stata quasi una ventina di morti e nessuno si è mai fatto avanti. Qualcuno diceva fossero coinvolti anche dei volontari repubblichini, forse anche friulani. Dopo la guerra sono andato in Svizzera, ma ho sempre mantenuto il ricordo di quelle vicende dolorose.